"Lettera ad un bambino lontano"
BANGLADECH
I
geografi dell'Europa
medievale situavano il
paradiso alla foce del
Gange; sebbene questa
ipotesi possa sembrare oggi
eccessivamente fiduciosa, si
consideri che nel XVI secolo
il Bengala era probabilmente
la zona più ricca di tutto
il subcontinente. La storia
antica della regione
testimonia un susseguirsi di
imperi indiani, di disordini
interni e di scontri fra
buddhismo e hinduismo. Tutto
questo non fu altro che il
preludio a un'inarrestabile
ondata di islam che travolse
l'India settentrionale alla
fine del XII secolo.
Mohammed Bakhtiar, del
Turkistan, occupò il Bengala
nel 1199 con soli 20 uomini
grazie a una misteriosa
'strategia di coraggio e
intelligenza'.
Sotto i viceré moghul,
l'arte e la letteratura
fiorirono, il commercio con
l'esterno aumentò
considerevolmente e il
Bengala si aprì al commercio
marittimo mondiale, cosa,
quest'ultima, che provocò il
declino del potere moghul
nel momento in cui gli
europei iniziarono a
stabilirsi nella regione. I
portoghesi arrivarono già
nel XV secolo, ma furono
scacciati nel 1633 a causa
dell'opposizione locale. Nel
1690, la Compagnia delle
Indie Orientali concluse un
accordo per fondare una
stazione commerciale
fortificata a Calcutta. Il
declino del potere moghul
portò una maggiore autonomia
provinciale che preannunciò
l'ascesa della dinastia
indipendente dei nawabs del
Bengala. Il modesto
impiegato della Compagnia
delle Indie Orientali,
Robert Clive, finì con il
governare il Bengala quando
uno degli impetuosi nawabs
attaccò la fiorente enclave
britannica di Calcutta e
rinchiuse gli sfortunati che
non riuscirono a scappare in
uno scantinato. Clive
riprese possesso di Calcutta
un anno dopo e il governo
britannico vi riportò la
Compagnia delle Indie
Orientali dopo
l'ammutinamento indiano del
1857.
Il Regno Unito creò una
struttura sociale e
organizzativa senza pari in
Bengala e Calcutta divenne
uno dei principali centri di
commercio, istruzione e
cultura del subcontinente.
Tuttavia, molti storici del
Bangladesh sostengono che la
politica agricola
dittatoriale degli inglesi e
la promozione del sistema
semifeudale dello zamindar
abbiano privato la regione
delle sue ricchezze e
abbiano danneggiato il suo
tessuto sociale. La presenza
britannica fu motivo di
sollievo per la minoranza
hindu, ma costituì una
catastrofe per i musulmani.
Gli hindu collaboravano con
gli inglesi, iscrivendosi
alle loro istituzioni
scolastiche e studiando la
loro lingua, mentre i
musulmani si rifiutavano di
collaborare e fomentavano
disordini ogni volta che i
raccolti andavano male o che
un altro prodotto locale
diventava poco proficuo a
casa della politica del
governo.
Alla fine della seconda
guerra mondiale era ormai
evidente che il colonialismo
europeo aveva fatto il suo
corso e l'indipendenza
dell'India era inevitabile.
L'indipendenza fu raggiunta
nel 1947, ma i contrasti
erano forti e causavano
divisioni, soprattutto in
Bengala dove la guerra per
ottenere un governo
indipendente era resa ancora
più complicata dalla
presenza di un conflitto
interno a carattere
religioso. Gli inglesi,
resisi conto che tra
musulmani e hindu non era
possibile raggiungere alcun
accordo, decisero di
dividere il subcontinente.
Il fatto che il Bengala e il
Punjab, le due regioni a
prevalenza musulmana, si
trovassero ai due lati
opposti dell'India era solo
uno dei fattori che
rendevano difficile la
realizzazione di questo
progetto. La situazione era
piuttosto complicata in
Bengala, dove il prodotto
agricolo più redditizio, la
iuta, veniva coltivato nella
zona orientale, a
maggioranza musulmana, ma
lavorato e esportato a
Calcutta, nella zona
occidentale, una città a
maggioranza hindu.
Nonostante il forte
scontento, la divisione
della zona ebbe luogo e il
Bengala Orientale divenne il
piccolissimo stato del
Pakistan Orientale. Era
amministrato in maniera
sfavorevole dal Pakistan
Occidentale con il quale
aveva ben poco in comune,
fatta eccezione per il credo
musulmano. Ben presto le
disuguaglianze tra le due
regioni diedero origine a
una sorta di nazionalismo
del Bengala del quale non si
era tenuto conto durante i
conflitti per l'indipendenza
musulmana. Quando il governo
del Pakistan dichiarò che
"l'urdu e solo l'urdu"
sarebbe stato la lingua
nazionale, gli abitanti del
Bengala che parlavano il
bengali decisero che era
giunto il momento di fare
valere la loro identità
culturale. Il progetto di
reintrodurre la lingua
bengali si trasformò ben
presto in una lotta per
l'indipendenza e quando la
Lega Awami, un partito
nazionalista, vinse le
elezioni nazionali nel 1971,
il presidente del Pakistan,
trovandosi di fronte a un
risultato inaccettabile,
decise di rinviare
l'apertura dell'Assemblea
Nazionale. Nel Pakistan
Orientale scoppiarono
disordini e scioperi, lo
stato indipendente del
Bangladesh venne annunciato
unilateralmente, e il
Pakistan inviò delle truppe
nella regione per placare la
ribellione.
La guerra che seguì fu una
delle più brevi e più
sanguinarie dell'era
moderna: l'esercito del
Pakistan occupò tutte le
principali città, usò il
napalm contro i villaggi e
uccise e violentò moltissima
gente. Gli abitanti del
Bangladesh definiscono i
brutali attacchi del
Pakistan come un tentativo
di genocidio. Gli scontri al
confine tra Pakistan e India
aumentarono quando i gruppi
di guerriglieri del
Bangladesh, addestrati dagli
indiani, oltrepassarono la
frontiera. Quando
l'aeronautica pakistana
sferrò un attacco preventivo
contro le forze indiane,
scoppiò una guerra vera e
propria. Le truppe indiane
attraversarono la frontiera
e l'esercito pakistano si
trovò attaccato a est
dall'esercito indiano, a
nord e a est dai
guerriglieri e da ogni
direzione dalla popolazione
civile. La guerra si
concluse in soli 11 giorni e
il Bangladesh, il 139° stato
del mondo, iniziò a esistere
ufficialmente. Lo sceicco
Mujib, uno dei fondatori
della Lega Awami, fu
proclamato primo ministro
nel gennaio del 1972. Fu
assassinato nel 1975 durante
un periodo di crisi.
Il nuovo paese, decimato e
in rovina, sperimentò la
carestia nel 1973-74, poi la
legge marziale, diversi
colpi di stato militari e
assassinii a carattere
politico. Nel 1979, il
Bangladesh incominciò una
breve esperienza democratica
sotto la guida del
popolarissimo presidente Zia
che cominciò a stringere
rapporti con l'Occidente e
con i paesi islamici ricchi
di petrolio. Il suo
assassinio, nel 1981,
restituì il paese a un
governo militare che
periodicamente faceva dei
vaghi annunci dicendo che le
elezioni si sarebbero tenute
'presto'. Questi annunci
venivano accolti con
entusiasmo dalla stampa
locale come segno che il
Bangladesh era
effettivamente una
democrazia, ma non successe
nulla fino al 1991, anno in
cui il dittatore militare
Generale Ershad fu costretto
a dimettersi a causa di un
movimento popolare mai visto
prima guidato dal Partito
Nazionalista del Bangladesh
e dalla Lega Awami.
Nel 1991 fu ristabilita la
democrazia e Begum Khaled
Zia fu proclamato primo
ministro. L'economia
procedeva a un tasso di
crescita pari al 4,5% e i
rapporti con l'Occidente
vennero rafforzati quando il
governo inviò le sue truppe
in occasione della guerra
del Golfo, durante
l'invasione statunitense di
Haiti e in Bosnia.
Ciononostante, nel 1994 gran
parte della popolazione del
Bangladesh non era più
entusiasta del governo di
Zia. Malgrado le promesse
elettorali, lo Special Power
Acts del 1974, che
autorizzava la detenzione
senza accusa per 120 giorni,
non era mai stato revocato.
Si sosteneva che il governo
avesse realizzato dei brogli
elettorali in occasione
delle elezioni straordinarie
e la repressione militare e
politica nei confronti
dell'opposizione era in
aumento. I partiti di
opposizione proclamarono
diversi scioperi generali e
i burocrati incrociarono le
braccia.
Nel febbraio del 1996
vennero indette le elezioni,
ma un boicottaggio da parte
dei partiti di opposizione,
una percentuale di votanti
pari al 5%, i sospetti di
brogli e la repressione di
coloro che si opponevano al
governo fecero dubitare
seriamente della legittimità
del nuovo governo di Zia. I
partiti di opposizione e i
gruppi di attivisti
protestarono seriamente
contro le elezioni; il 30
marzo Zia diede le
dimissioni e fu nominato un
governo provvisorio guidato
da Muhammad Habibur Rahman.
Le nuove elezioni, questa
volta giudicate libere e
oneste, ebbero luogo in
giugno e fu eletto un
governo di coalizione
guidato dallo sceicco Hasina
Wazed della Lega Awami. A
metà del 1998 il paese fu
colpito da una serie di
inondazioni devastanti: 50
dei 64 distretti del paese
furono allagati, 755 persone
morirono e circa un milione
di persone rimasero senza
casa.
Altre gravi inondazioni
hanno sconvolto le regioni
occidentali e
sud-occidentali del paese
nell'autunno del 2000.
Nell'ottobre del 2001 le
elezioni politiche furono
vinte dal Partito
Nazionalista del Bangladesh
(Bangladesh Nationalist
Party) e Zia venne
nuovamente nominato primo
ministro.
Nel 2002 si sono avvicendati
tre presidenti: A.Q.M.
Badruddoza Chowdhury,
Jamiruddin Sircar e infine,
dal 6 settembre, Iajuddin
Ahmed.
Rimane critica la tensione
tra le minoranze etniche
originarie del Chittagong
Hill Tracts e i coloni
insediati dal 1977 che, con
l'appoggio dei militari e di
falsi documenti di
proprietà, hanno espropriato
le terre appartenenti alle
famiglie indigene. La
regione ha sempre goduto di
una certa autonomia
politico-amministrativa ma
gruppi tribali in rivolta
reclamano tuttora la
completa autonomia dal
governo centrale.
La moschea Harzat Shahjalal
di Sylhet, localita' santa
nel nordest del paese, è
stata colpita due volte nel
2004, a gennaio (3 morti) e
il 21 maggio (50 feriti, tra
i quali l'Alto commissario
britannico in Bangladesh).
In Bangladesh sono state
rilevate pericolose
percentuali di arsenico
nelle acque del sottosuolo.
Con un programma dell'UNICEF
erano stati realizzati tra i
3 e i 4 milioni di pozzi, ma
l'arsenico depositato nel
sottosuolo si è
progressivamente infiltrato
nell'acqua, e la Banca
Mondiale stima che 35
milioni di persone siano a
rischio di avvelenamento,
con sintomi che variano da
macchie e indurimenti sulla
pelle sino al diabete e al
cancro. L'arsenico è di
norma presente nelle rocce e
nei sedimenti geologici, ma
è possibile che l'aumento
dei pozzi scavati abbia
peggiorato la situazione.
L'UNICEF ha respinto
quest'ultima ipotesi e ha
lanciato una campagna di
raccolta fondi per informare
la popolazione invitandola a
filtrare l'acqua dei pozzi e
a raccogliere l'acqua
piovana che non è a rischio
arsenico. Per il 2003 è
stato finanziato un piano
pari a 40 milioni di dollari
per monitorare i livelli
dell'arsenico.
Il 2005 ha visto un aumento
della tensione in Bangladesh.
Il 27 gennaio Sha Kibria,
uno dei leader storici del
partito di opposizione, la
Lega Awami (AL), è caduto
vittima di un attentato
durante un comizio politico.
La sua morte è stata
preceduta, il 21 agosto
scorso, da un tentativo
simile ai danni della
compagna, l’ex primo
ministro Sheikh Hasina, che
tuttavia è scampata
all'attentato. I due episodi
ricordati sono solo quelli
più clamorosi di un’ondata
di violenza molto
preoccupante, scatenata
contro l’opposizione.