ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI  PROBLEMATICHE RELATIVE

DAL CENTRO RICERCA

Si classificano quali disturbi del comportamento alimentare, non altrimenti specificati, tutte quelle sintomatologie più o meno patologiche in cui non sia stato possibile etichettare altrimenti, quale: inappetenza, iperappetenza, astenia alimentare, fino ad arrivare a situazioni quali Anoressia e Bulimia, si parlerà al riguardo delle intolleranze e delle allergie alimentari.

L’intolleranza, da statistica, può avere origine dalle azioni di molecole attive presenti in taluni alimenti, ma può viceversa anche essere indotta da una disfunzione dell’apparato digerente oppure da una ipersensibilità intestinale verso un alimento.       

Sempre da statistiche una maggiore o minore, secondo la norma, quantità di alimenti ingeriti, determina l’accumularsi di tossine con manifestazioni nell’attività intestinale o nella comparsa di eczemi cutanei; suddetti sintomi sono più evidenti allorquando, agli alimenti siano stati aggiunti additivi come conservanti o coloranti o alimenti non facilmente tollerabili, se assunti in particolari condizioni..

La psicologia studia le intolleranze, che oltre all’insorgere di disturbi fisici, procurano varie forme di disagio che si instaurano nel soggetto, il quale non beneficia dell’adeguato benessere.

L’allergia viene ad essere definita, invece, quale la combinazione di sostanze contenute negli alimenti definiti antigeni che non vengono neutralizzate nel sistema immunitario: la sintomatologia è più rapida che non nel caso delle intolleranze in quanto l’antigene può essere in quantità minima.

Sebbene l’allergia possa colpire chiunque, esiste la predisposizione in soggetti dalla inadeguata difesa degli anticorpi: essa comporta che l’allergia finisca con il diventare acuta, da distinguere da forme congenite o ereditarie.

Le allergie vengono divise in fisse, cliniche o con compromissioni psicosomatiche; nel secondo caso interrompendo per un tempo variabile l’ingestione di un determinato alimento in un soggetto affetto, l’allergia scompare, poi l’alimento può essere ingerito ma in quantità limitata, mentre nel terzo caso un adeguato trattamento può ridurre tale compromissione., difatti la psicologia ha studiato le insorgenze di problemi relazionali allergici o intolleranti i quali elaborano strategie adatte ad affrontare la patologia con nuovi risvolti emotivi.

Un soggetto allergico o intollerante si baserà sul problema in sé per sé, sulle proprie emozioni, sul controllo di sé, sulle conseguenze “riduzione” della tensione, sul confronto e quindi sul sostegno sociale ma anche sull’accettazione ovvero la fuga dalla responsabilità, sulla soluzione di problemi, nonché sui pensieri sia positivi che negativi.

Il discorso sulle strategie è lungo e complesso e non può essere affrontato estesamente in questa sede. Possiamo però dire che i disturbi del comportamento alimentare possono condizionare l’intera vita di una persona, che risentirà di senso di frustrazione, ansia, estranietà al proprio gruppo sociale, ai familiari e coetanei.

Potrà indurla a drammatizzare chiusure ed a trasgressioni improvvise ed eccessive: statisticamente i disturbi hanno due fasce d’età più sensibili: 6-16 anni ed oltre i 60. In entrambe fasce d’età vengono imposte diete ferree dovute a problemi interenti al metabolismo e la senescenza, rispettivamente.

         Si può infatti sostenere che l’alimentazione non è semplicemente nutrizione: essa fa parte della vita  quotidiana, non solo , ma anche da esigenza fisiologica, il contesto è ricco di significati , sfumature, valenze positive e negative: si noti come tanti ragazzini sui 10 anni siano indotti al consumo di hamburger e patatine fritte per potersi riunire la sera, mentre verso i 16 si comincia a bere alcolici, ma esclusivamente nelle discoteche. Per rimanere nella nostra cultura alimentare occidentale. Naturalmente il discorso è sempre aperto a nuove esperienze, contributi e scoperte nel campo: psicologico, sociologico ed antropologico.