"Lettera ad un bambino lontano"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     LA STORIA         

Il Brasile fu scoperto dal navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral, che nell'aprile del 1500 approdò a Porto Seguro, a sud dell'attuale Salvador (Bahia) e denominò la nuova terra come Isola di Vera Cruz. In base al trattato di Tordesillas (7 giugno 1494), precisato poi da quello di Saragozza (1529), il nuovo territorio fu ufficialmente incluso nella zona d'espansione territoriale del Portogallo.

Fu colonia portoghese fino al 1822, quando Pedro I prese possesso del trono portoghese; ma i Brasiliani si rivoltarono (7 aprile 1831) e costrinsero l'imperatore ad abdicare in favore del figlio Pietro (Pedro) II, che aveva allora solo cinque anni. Pietro II, sovrano colto e abile politico, seppe imporre una politica di grande espansione economica (costruzione di strade e di ferrovie) favorevole all'aristocrazia terriera che, dopo Il 1860, intraprese su larga scala la coltivazione del caffè. Favorì inoltre l'immigrazione europea.

La politica di Pietro II, aperta ai principi del liberalismo, era pero condotta con metodi dispotici. Gli ambienti conservatori si appoggiarono all'esercito per rovesciare il regime e proclamare la repubblica (1889). Il colpo di Stato era stato facilitato dalla circostanza che, sotto l'influsso del razionalismo, la classe dirigente e addirittura lo stesso sovrano non sembravano più credere ai valori e alla funzione della monarchia. Con la nuova costituzione repubblicana fu creato uno Stato laico e federale con istituzioni analoghe a quelle degli Stati Uniti.

La nuova repubblica seppe resistere alle invadenze dell'esercito e della flotta (1893) e dal 1894 (elezione del presidente Barros) al 1930, dodici presidenti si succedettero nella più rigorosa legalità mentre il paese raggiungeva notevole prosperità economica soprattutto grazie all'esportazione dei caffè e all'arrivo degli immigranti europei sempre più numerosi (italiani, spagnoli, portoghesi).

Nel 1914 il Brasile era incontestabilmente la principale potenza dell'America latina. Ma la chiusura dei mercati europei, il crollo dei prezzi del caucciù e soprattutto del caffè nel 1929, provocarono una profonda modifica nel sistema di governo. Il capo dei liberali, Getúlio Vargas costituì un governo provvisorio e dittatoriale fino al 1945, quando venne deposto per iniziativa di un gruppo di generali e nel 1946 fu adottata una nuova costituzione democratica e federalista.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta si affermò una fase di prosperità grazie a una serie di governi democratici. Si succedettero alla presidenza J. Café Filho, J. Kubitschek e J. Quadros sostituito da J. Goulart (1961) purtroppo deposto con un colpo di Stato dal generale Castelo Branco.

Nell'ottobre 1966 il Congresso federale brasiliano elesse presidente della repubblica il maresciallo Da Costa e Silva. Dal 1985 il governo è tornato ai civili. Il ritorno alla democrazia fu però funestato dall'improvvisa morte del presidente neo-eletto, subentrando allora il vicepresidente José Sarney. Sarney fece approvare dal Congresso un emendamento alla costituzione per l'elezione a suffragio universale diretto del presidente della repubblica. Il nuovo governo cercò comunque di fronteggiare la grave situazione socio-economica, deliberando il piano per la riforma agraria (ottobre 1985). Questa doveva, entro il 1989, portare alla distribuzione di 43 milioni di ettari di terreno appartenenti allo Stato o a proprietari assenteisti, al fine di creare un vasto ceto di piccoli proprietari terrieri. La riforma incontrò però l'opposizione, anche armata, dei latifondisti.

Recentemente con il piano real, dopo anni di inflazione a due e tre cifre, il Brasile è riuscito a dominare questo flagello e a mantenere dopo vari anni una stabilità monetaria che non si vedeva da molti anni.

Il XXI secolo comincia con grandi speranze, grandi problemi, grandi ingiustizie sociali. Nel 2003 Lula viene eletto presidente a furor di popolo. Per il Brasile è l'inizio di una nuova era: la fine dell'apartheid sociale. In Brasile l'elezione di Lula è stata sentita come la fine di una secolare storia di apartheid e l'inizio di una nuova era. Apartheid non razziale, nel paese forse più meticcio del mondo, ma sociale. Esclusione, emarginazione, povertà, fame. è pieno di speranze il destino di uno dei paesi potenzialmente più ricchi del mondo, la cui popolazione continua a vivere ancora al di sotto delle sue possibilità.