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SENATO ROMANO
Dalla Redazione Tauthema:
L’origine del senato
a Roma sembra leggendaria come anche l’origine di Roma stessa,
Dionigi di Alicarnasso nelle"Le antichità romane" ci
descrive come Romolo, figura leggendaria che fondò Roma, fece una
partizione del popolo per concedere privilegi ed onori secondo la
dignità di ciascheduno, divise gli uomini cospicui per nascita o
lodati per virtù o comunque ricchi dagli abietti e bisognosi. I
primi li chiamò "Patres" padri, sia perchè dovevano
avere figli, sia per età, sia per la nobiltà della loro
famiglia, e plebei chiamò i secondi. Romolo stabilì visto che
aveva diviso i degni dai meno degni che Sacerdoti, magistrati e
giudici (molto probabilmente appartenenti ai patres) si
occupassero della vita politica e che gli altri lavorassero la
terra affinchè non ci fosse urto tra di loro. Plutarco nelle
"Vite parallele" dice che Romolo scelti i contigenti
militari, designò cento tra gli uomini più eminenti a suoi
consiglieri che singolarmente erano chiamati "patres"
patrizi, insieme "senes" Senato che significa
"assemblea degli anziani"; Romolo li chiamò patrizi
perchè convinto che fosse dovere dei cittadini più ragguardevoli
e potenti proteggere con cura paterna i miseri ed insieme volendo
insegnare di non temere i grandi nè invidiare i loro onori bensì
ricorrere a loro con fiducia, stimolandoli e invocandoli come
propri padri. Ulteriori frammenti risalenti all’età
repubblicana confermerebbero che nel periodo delle origini sui
colli di Roma gruppi di varie origini costituissero un’organizzazione
sociale fondata sui legami che univano più famiglie all’interno
delle genti (gentes) di appartenenza e si ipotizza che l’ordinamento
era monarchico, l’economia prevalentemente agricola e pastorale.
Nel periodo regio l’assetto dello Stato appare conforme agli
ordinamenti sociali basati sulla proprietà fondiaria. Il re (rex)
esercita l’imperium militare e l’auspicium cioè è l’interprete
del volere divino, assumendo tutti i poteri: militare, sacerdotale
e giudiziario, come pater il membro più anziano della famiglia
patrizia che consulta il senatus nel prendere le sue decisioni.
Con la caduta della monarchia che la tradizione
dice da una parte sia opera dei patres dall’altra appare
coincidere con il declino dell’egemonia etrusca nella Campania a
opera dei coloni greci, e che quindi ciò avesse favorito i
latini, primi fondatori della città , che popolo di agricoltori e
pastori non sembra avessero di buon occhio le attività
commerciali dei re etruschi e la loro libertà di costumi, a cui
contrapposero la loro morale puritana di rigido ossequio alle
tradizioni degli antenati chiamato "Mos maiorum" che è
quel complesso di virtù familiari e civili (costume dei padri)
che caratterizzerà uomini politici e scrittori romani in epoche
più tarde.
Non più quindi monarchia "potere di uno
solo" ma "res publica" cosa pubblica(Res-rei è di
quinta declinazione insieme dies-diei, mentre publica
linguisticamente ha una funzione di attributo, ed è un aggettivo
che si declina concordante con il sostantivo ma che possiamo dire
sostantiva il significato di res la cui traduzione ancora oggi è
un’ipotesi (cosa è un sostantivo astratto) non ben definita ma
che ha la necessità di essere sostantivata come in questo caso) ,
potere al popolo o meglio in questo caso troviamo che il senato
governa il paese ed acquista la sua importanza fondamentale ed il
suo potere massimo che conserverà fino all’impero di Augusto
dove il suo potere viene ridimensionato. Vediamo che a capo della
Repubblica vennero posti due magistrati detti praetores o iudices
pretori e poi dal II secolo consules Consoli, essi esercitavano l’imperium
con poteri uguali a quelli del re ma che potevano governare solo
un anno, inoltre quei poteri li potevano esercitare
solo colleggialmente cioè l’uno col consenso dell’altro. Il
senato ha l’auctoritas senatus cioè aveva il compito di
accettare o meno le proposte legislative delle assemblee popolari,
doveva regolare i rapporti interni di Roma quindi regolavano la
politica interna, inoltre regolavano la politica estera nominando
ambasciatori, ed avevano l’interregnum cioè il potere di
eleggere un interrè che governasse il paese nei casi in cui
rimanesse vacante il trono. Nel primo periodo della Repubblica
nascono le lotte tra patrizi e plebei che si risolveranno con una
graduale conquista da parte dei plebei, molto probabilmente quelli
più ricchi e di estrema cultura, di un potere maggiore, la
possibilità di entrare nel senato, e nel 451 a.C. ottenne che si
scrivessero le leggi che regolavano l’amministrazione della
giustizia che fino a prima era data all’arbitrio dei magistrati
che emettevano il loro giudizio secondo le norme tramandate a
memoria. Queste leggi sono chiamate le leggi delle dodici tavole
che furono scritte da una commissione scelta dal senato di dieci
componenti detti decenviri. Esse si sostituirono alle leggi del
taglione tramandate dalla tradizione e furono produttive facciamo
un esempio:
Non si promulghino leggi che stabiliscano
privilegi. Sulla persona di un cittadino non si prendano decisioni
se non attraverso la massima assemblea popolare e per opera di
coloro che siano stati iscritti nelle liste dei cittadini.
Se il padre per tre volte mette il figlio in
vendita, il figlio sia libero dal padre.
Il Senato quindi vediamo che ha una
grandissima influenza nel governo del paese, ed è composto dai
patres, i quali se colpevoli di cattiva condotta potevano essere
esplulsi, così come non poteva essere ammesso in senato chi
esercitasse professioni poco onorevoli, ed avesse subito
determinate condanne, inoltre poteva possedere solo grandi
appezzamenti di terra e non poteva andare fuori dall’Italia
senza il consenso del Senato.
Ricordiamo che accedevano a questa carica
solo i patres coloro che si erano distinti in battaglia e che
avevano avuto una carriera piuttosto ragguardevole. Ricordiamo che
Cicerone prima di pronunciare una sua oratoria davanti al senato,
egli ebbe una preparazione culturale oratoria, giuridica,
retorica, filosofica, poetica, letteraria, storica, grammaticale
che non solo acquisì in seno alla famiglia ma anche attraverso
"quell’amore indomabile per lo studio, che lo teneva
attanagliato giorno e notte a scrivere, a leggere, a
commentare" come scrive lui stesso nel"Brutus". E
come lui altri nomi della storia e della letteratura romana
possiamo ricordare da Appio Claudio Cieco , Cesare e Catone.
Catone difendeva il mos maiorum, lui nato da
famiglia plebea da bambino coltivava il suo poderetto lasciatogli
dal padre, poi con un brillante carriera militare seguita da una
altrettanto fulgida carriera politica, egli fece una dura lotta
per la difesa dell’integrità degli antichi costumi nazionali.
Le sue armi erano contro il lusso smodato delle matrone romane,
contro la corruzione dei magistrati ed il traffico del denaro
pubblico nelle provincie, contro gli Scipioni che aprivano le
porte alla cultura greca che snervavano ed indebolivano la rigida
sanità morale della razza latina, egli fu un esempio di virtù
civiche, praticate con eroico fervore. Grandi uomini, di civiltà
e cultura. hanno caratterizzato l’attività del senato.
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