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LA
CINEMATOGRAFIA TURCA
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Redazione:
Gli anni
settanta esplodono in Turchia con un movimento culturale che mira
a scomporre la società per rincomporre il puzzle in maniera più
ordinata. La Turchia inizia a dar voce a chi non ha mai avuto la
voce. Le donne al centro della rivoluzione culturale e della
sensibilizzazione: Latife Tekin, la scrittrice che ha fatto
parlare i baraccati delle gecekondu e ne ha rimesso in luce gli
aspetti radicati, l’origine della cultura anatolica; Furuzan, un’altra
scrittrice, la cui importanza risiede nei suoi lavori di critica
cinematografica e soggettista-sceneggiatrice.
Il regista
Omer Karur ha realizzato il film "cah guzel Istambul",
con soggetto tratto dall’omonima novella di Furuzan, vedendosi
assegnare nel 1981 il più importante premio cinematografico
turco, l’arancia d’oro di Anlya. Una tale ovazione popolare è
dovuta sicuramente al significato dei soggetti di Furuzan e al
contesto da cui cercano di emergere. Un contesto di uno spudorato
realismo, di una sottile vena di compassione, ma mai pura
rassegnazione. Al centro del suo mondo gli emarginati e gli
immigrati, coloro che cercano di conciliare il proprio mondo col
mondo degli altri, l’antico col moderno, senza confondere e
abbandonare le loro radici e il loro aspetto tradizionale, i
valori puri e radicati laddove i rapporti sociali e gli interessi
lasciano appesi a un filo. Il mondo di chi ha perso il proprio
mondo, che non ha niente e cerca la sua ricchezza, quella
difficile condizione di cammino senza coscienza in cui ognuno
corre per raggiungere se stesso per raggiungere la solidarietà
comunitaria smarrita.
Creare la
coscienza, l’armonia, crescere nella coscienza di chi si è
verso dove si vuole andare. Per salvare i bambini che non riescono
ad essere bambini, per salvare ognuno la propria infanzia.
Una
cinematografia nazionale, sociale che dia un senso unitario e allo
stesso tempo considera l’importanza del singolo, che oltre tutto
è uomo, turco, con diritti e speranze, obiettivi, necessità
basilari, da soddisfare, da capire, a cui dare innanzitutto
rispetto e dignità.
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